Ce l'abbiamo solo noooi...rabbiaaaa rabbiaaaaa

Allora io vi "parlo" (sono stanco e non mi va di scrivere, vi copio e incollo una cosa trovata in rete

) di una delle mie canzoni preferite in assoluto
Hey You
Hey you, out there in the cold
Getting lonely, getting old,
can you feel me?
Hey you, standing in the aisles
With itchy feet and fading smiles,
can you feel me?
Hey you, don’t help them to bury the light
Don’t give in without a fight.
Hey you, out there on your own
Sitting naked by the phone,
would you touch me?
Hey you, with you ear against the wall
Waiting for someone to call out,
would you touch me?
Hey you, would you help me
to carry the stone?
Open your heart, I’m coming home.
But it was only fantasy.
The wall was too high, as you can see.
No matter how he tried,
he could not break free.
And the worms ate
into his brain.
Hey you, out there on the road
Always doing what you’re told,
can you help me?
Hey you, out there beyond the wall,
Breaking bottles in the hall,
can you help me?
Hey you,
don’t tell me there’s no hope at all.
Together we stand, divided we fall.
La canzone inizia con il famoso riff della Nashville di David Gilmour (usata anche in Mother e Vera) colorato da un profondo reverbero che unito ad un leggero delay ben rappresenta il vuoto del mondo interiore di Pink dopo il completamento del muro.
Mentre In the Flesh? ha annunciato la nascita del protagonista in maniera plateale con chitarre aggressive ed un ritmo scatenato, qui l’entusiasmo viene meno: un basso fretless (suonato dallo stesso Gilmour) si unisce alla chitarra, per poi lasciare spazio alla voce solitaria di Pink, finalmente solo dietro il muro.
I testi del brano sono molto semplici, forse allo scopo di rendere la canzone più “popolare”. Nel 1979 Roger Waters dichiara in una sua intervista che “Pink si trova intrappolato all’interno di una struttura fatta di dolore ed emozioni represse nel corso della vita, ed in questo momento sembra cercare disperatamente qualcuno o qualcosa che possa permettergli di ristabilire un contatto col mondo esterno“.
Nella prima riga chiede il sostegno di una persona che sta diventando sola e vecchia in un mondo freddo: uno stato ironicamente parallelo al suo. Poi si rivolge a coloro che stanno tra le file (probabilmente gli spettatori di un suo concerto) coi “piedi che gli fanno male” e “sorrisi che scompaiono“: un diretto riferimento alle persone senza faccia che incontriamo più volte nel film e che rappresentano quell’umanità spogliata della propria individualità.
Alcune righe in basso Pink urla a qualcuno “seduto nudo vicino al telefono” e ad uno “con l’orecchio contro il muro“. Anche in questo caso entrambe le immagini sono legate alla propria condizione personale: la prima ci riporta alla scena in cui telefona alla moglie adultera, la seconda è la sua condizione attuale. Nonostante soffra terribilmente la mancanza degli altri, nel tentativo di trovare un contatto emerge comunque l’egocentrismo del protagonista che torna a parlare di sé proiettando la propria esperienza sul mondo che lo circonda.
Sorprendono le sue richieste riguardo il “sentire” o il “toccare“, perché proprio il contatto è ciò che l’uomo ha sempre rifiutato nella sua vita. In ragione di questa considerazione c’è chi ha fornito una chiave di lettura ironica al testo della canzone, tuttavia tale idea perde di significato nel momento in cui la rock star si presenta in un ruolo quasi messianico chiedendo a colui che sta tra le file (i cloni?) di “non aiutarli a seppellire la luce“: la frase potrebbe fare riferimento al modo in cui i cristiani vedono la figura di Cristo e cioè luce del mondo (Giovanni 8:12), icona alla quale Pink sta ancora una volta paragonandosi.
Un’altra lettura (probabilmente più coerente) suggerisce la possibilità che Pink stia rivolgendosi a quella folla imbambolata, nella ricerca di uno tra loro che possa svegliarsi e così coinvolgere gli altri: la luce di cui parla in questo caso potrebbe rappresentare il risveglio della coscienza individuale.
In riferimento a quest’ultima riflessione e mettendo da parte per un attimo la forte componente narcisistica della rock star, potremmo interpretare quanto detto come il pentimento di Pink riguardo la sua condizione d’isolamento che prima tanto agognava, ipotesi che viene avvalorata dalle righe successive quando chiede che qualcuno possa aiutarlo a “portare il masso“, un simbolo popolare probabilmente legato al mito di Sisifo o forse la rappresentazione metaforica della solitudine (pesante da sopportare, proprio come la grossa pietra che Sisifo è costretto a portare sulla cima di un monte, per poi ricominciare daccapo, come punizione per aver sfidato gli dei).
Nella riga in basso Pink chiede all’ascoltatore senza nome (la moglie? Il mondo fuori? Noi?) di “aprire il suo cuore, perché sta tornando a casa“. Nel momento in cui l’uomo avverte il pericolo della sua stessa creazione, ecco che desidera ardentemente tornare a casa, probabilmente dalla moglie, forse dalla madre o in senso più ampio alle proprie origini.
In risposta al suo desiderio di ritorno a casa esplode l’assolo di Gilmour. Come quello di Another Brick in the Wall o di Mother, anche questo esprime musicalmente l’esaltazione del protagonista per il raggiungimento di una consapevolezza o di una meta. Altrettanto importante è la chitarra ritmica sul fondo che rivisita il tema musicale di In the Flesh?, ripetuto diverse volte nell’album.
Al termine dell’assolo interviene un inciso interpretato dalla calda voce di David Gilmour che qui vorrebbe rappresentare una sorta di narratore onnisciente, o magari la stessa vita che gli parla in una tecnica narrativa che ricorda il coro greco o per finire una delle tante voci nella testa del protagonista. Qualunque sia il personaggio che interviene, di sicuro distrugge ogni speranza di Pink che qualcuno possa venire a soccorrerlo, bollando ogni sua convinzione come frutto dell’immaginazione, una fantasia che lo porta a credere che dietro un muro così spesso ed alto qualcuno possa sentirlo davvero; infine dichiara che i vermi stiano già banchettando nel suo cervello a suggerire che il processo innescato era da considerarsi irreversibile.
Roger Waters ha affermato nella sua intervista del 1979 che i vermi sono il modo in cui si può meglio rappresentare il degrado. In effetti la tipologia di vermi rappresentata nell’immagine è quella che si nutre dei cadaveri mangiandone le carni dall’interno. Come già visto in Goodbye Cruel World, la morte a cui si sottopone Pink è metaforica, così come quei vermi, ed entrambe le cose lo portano ad un decadimento attivo su tutti i livelli: fisici, mentali, spirituali ed emotivi. L’immagine dei vermi che abbiamo già visto in Another Brick in the Wall pt. 3, viene miscelata con quella di Pink in un letto di ospedale, la moglie che urla e poi l’immagine del terribile dittatore nel quale si trasformerà più avanti. E’ facile così arrivare all’idea che gli esseri che stanno mangiando il suo cervello rappresentino metaforicamente il forte disagio psicologico causatogli dalle droghe e dalla fine del suo matrimonio.
Anche se l’ascoltatore è ormai consapevole del fatto che Pink non può comunicare con nessuno e che i suoi tentativi sono vani in partenza, egli sembra ancora inconsapevole di questo ed invita l’ipotetico “uomo” che sta dall’altra parte del muro non solo a “toccarlo e “sentirlo” ma anche ad “aiutarlo” concludendo con un aforisma che recita: “insieme resisteremo, divisi cadiamo“.
Quest’ultima frase ci porterebbe a pensare che con Hey You l’autore ci stia prendendo in giro. Una domanda che ci poniamo legittimamente è: ma come, prima vuoi stare per i fatti tuoi e adesso dici che dobbiamo lavorare insieme?
L’interpretazione che a mio parere più coerente è che l’uomo sia davvero spaventato da quello che sta sperimentando perchè una cosa è il desiderio di restare isolati, un’altra è la condizione di trovarsi davvero soli e senza nessuno da amare o da cui essere amati.
Per spiegare ulteriormente questo concetto concedetemi una piccola premessa: se riflettiamo sui meccanismi alla base di una relazione sentimentale dobbiamo riconoscere che nella coppia può capitare di vivere periodi in cui si maturano decisioni di separazione, tuttavia nel momento in cui ciò avviene ci si scopre sempre impreparati.
In questo momento della storia, Pink perde l’unico elemento che lo teneva agganciato al mondo esterno: la moglie. Egli ha fatto di tutto per lasciare che lei lo abbandonasse ma quando questo è successo, egli non immaginava sicuramente di vivere la propria solitudine con quel tale carico di angoscia. In Goodbye Cruel World scivola nel suo vittimismo accettando, quasi compiaciuto, l’isolamento nel quale stava per sprofondare, ma nel momento in cui poserà l’ultimo mattone ecco arrivare tutto ad un tratto la disperazione della solitudine, sentimento che in Hey You raggiunge il proprio culmine nella tardiva intenzione di ricominciare daccapo (apri il tuo cuore, sto tornando a casa).
Accettando questa lettura le parti ironiche del testo potrebbero essere a loro volta lette come l’ultimo disperato tentativo di un uomo che non accetta consciamente di dipendere dagli altri e che tuttavia ne sente un disperato bisogno. Non a caso si rivolge ad un uomo vecchio e solo che sta al freddo, e poi alle masse senza volto che affollano i suoi concerti, a quelli che fanno sempre quello che gli viene detto, ai ribelli adolescenti che spaccano le bottiglie per strada, a quelli come lui che stanno nudi accanto al telefono con l’orecchio al muro… insomma, quel mondo così pericoloso ed insensibile di cui però sente ferocemente la mancanza.