Ci eravamo illusi...pensavamo di aver vinto...credevamo che ciò che di peggio potessimo provare, ormai era buttato alle spalle.
Sabato scorso toglievo la polvere accumulata sulle mie chitarre, così tanto utilizzate durante il primo lockdown e lasciate lì, spettatrici della agognata rinascita.
Beffardo il nostro destino, il futuro di questo mondo...quanto più siamo connessi fra noi, tanto più siamo costretti alla separazione fisica, al l'assenza del contatto, all'impossibilità di sentire a pelle i sentimenti.
Lottiamo stoici contro un solco già tracciato, che sappiamo bene arriverà presto...ci convinciamo che basta stare attenti...ma il cerchio ci si stringe intorno.
ASSEDIATO, ecco come mi sento...mi sento come Gerusalemme all'epoca delle crociate, come Troia nei racconti dell'Iliade...ASSEDIATO.
La prima ondata ci ha lasciato la speranza...ci ha uniti più che mai, i balconi alle 18, le giornate infinite sempre connessi, il bollettino quotuìidiano...il pericolo che andava pian piano a distanziarsi...ci eravamo ripresi la nostra vita.
Ora viaggiamo sull'onda dello sconforto...fatichiamo e annaspiamo fra i rovi...quella speranza ha lasciato spazio alla nevrosi, al sospetto, alla ricerca del "nemico".
Sopra le mascherine gli sguardi sono guardinghi, arcigni, indagatori.
Tuttavia guardo gli occhi di mia figlia che esce da scuola felice e si accende una speranza, ma non appena scende quelle scale i suoi occhi diventano confusi, come se il suo raggio visivo fosse limitato. Non guarda il cielo azzurro, non osserva il mondo intorno....guarda di fronte a sè cercando me, mi prende per mano: "Papà torniamo a casa!". Non saluta gli amici, come lei dispersi e confusi nel cortile della scuola. Tante piccole unità che girano disorientate. Forti insieme...dispersi quando vengono separati.
Disorientati è la parola forse più corretta a descrivere la situazione, tutti noi che vediamo qualche piccolo progetto andare probabilmente in fumo...arrabbiati con il mondo perchè dobbiamo rimandare qualcosa...egoisti a guardare ormai solo in nostro orticello, senza pensare a un futuro che stiamo sgretolando sotto i colpi del nostro relativismo.
Cartesio diceva "cogito ergo sum"....oggi è diventato "loquo ergo rectum sum"....ogni pensiero, solo perchè personale, si ritiene degno di nota...si difende l'indifendibile e si apprezza e stima chi alza la voce per difendere qualsiasi tipo di pensiero....anche se privo di alcun fondamento. Il relativismo....l'appiattimento culturale del pensiero...
Si torna nelle piazze, ma non siamo noi...altri si fanno portavoci di un malcontento doloroso per celare una rabbia antica e pretestuosa, che cercava solo una scintilla per sfogarsi.
Ferro e fuoco...ma non è la rivoluzione...non c'è coesione....non c'è sentimento...c'è solo rabbia antica e maldisposta...c'è interesse al disordine.
Siamo satelliti isolati...piccioni che girano nelle piazze beccando briciole...banchi di sardine senza guida...
"Le scuole....è colpa delle scuole" grida qualcuno...Ritengo, senza timore di smentite, che chi pensa ciò sia deficiente, nel senso etimologico di mancanza di qualcosa...evidentemente si ritiene così pieno delle sue convinzioni (il relativismo...) da non capire che in questo momento storico non si può prescindere dalla cultura, dall'eduzacione al rispetto, dalla formazione di probabili menti brillanti.
In un momento in cui il rispetto delle regole è una chimera, i cui spopolano i "liberi pensatori" ognuno con la sua strampalata teoria della vita e della scienza. In un momento in cui i nostri rappresentanti nei palazzi istitiìuzionali si divertono a contraddirsi e a prendersi le vetrine come acrobati di un circo (no però sono dei critici d'arte sopraffini). In un momento in cui nessuno è capace di un pensiero che vada più in là del "cosa indosserò domani"....in questo momento i nostri giovani sono il futuro e dobbiamo prendercene cura.