10 giugno 1924: il segretario del Partito Socialista Unitario, Giacomo Matteotti, viene sequestrato e brutalmente assassinato da una squadra d'azione su ordine di Mussolini, che nel gennaio del 1925 si assunse le proprie responsabilità politiche, storiche e morali sul delitto Matteotti, e in seguito promulgò una serie di norme giuridiche, ovvero le famigerate Leggi Fascistissime, le quali soppressero definitivamente qualsiasi forma di libertà e di democrazia, e prevedevano nel concreto: lo scioglimento di tutti i partiti politici condannati a proseguire l'attività nella clandestinità, l'abolizione delle organizzazioni sindacali e il riconoscimento assoluto del sindacato fascista, la proibizione dello sciopero, la chiusura forzata dei giornali non allineati al regime, il controllo pressante sulla stampa con eventuale censura sui contenuti critici e antinazionalisti, la trasformazione del Gran consiglio del fascismo in organo supremo dello Stato, l'istituzione del Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, e il ripristino della pena di morte, il confino o l'esilio per gli antifascisti, la nascita della polizia segreta "OVRA" ecc...
Il deputato socialista Giacomo Matteotti fu ucciso per aver tenuto un' audace discorso in parlamento nel quale denunciava i brogli e le intimidazioni compiute dalle camicie nere al fine di estorcere attraverso atti violenti il consenso popolare durante le elezioni del 6 aprile del 1924 che si svolsero con una scandalosa legge maggioritaria che favoriva clamorosamente il Partito Nazionale Fascista. Ma soprattutto fu messo per sempre a tacere perché scoprì che il fratello del Duce incassò una maxi tangente da una compagnia petrolifera statunitense a cui il governo fascista concesse un'esclusiva della durata di 90 anni per la ricerca e lo sfruttamento dei giacimenti di oro nero presenti sul territorio italiano. Matteotti intendeva svelare i documenti che certificavano questo affare di corruzione, ma i fascisti furono più lesti, e lo eliminarono senza alcuna pietà.